domenica 31 agosto 2008

Assaggi: Re Burlone




In giro dalle parti della Sabina, su precisa indicazione del signor Fiorelli, un’autorità da queste parti, il mio amico Tyler ed io c’incamminiamo verso Castel S. Pietro, borgo medievale arroccato dalle parti di Poggio Mirteto, alla ricerca del Re Burlone, uno dei migliori ristoranti della zona, a quanto pare. La prima impressione è decisamente favorevole: il locale occupa un palazzetto dell’undicesimo secolo, e giusto attraversando una stradina, c’è una splendida terrazza che domina letteralmente la valle della Sabina. Incantevole. Una signora gentilissima ci fa accomodare proprio al riparo di uno splendido ulivo, e ci illustra i piatti del giorno non compresi nel menù. Ordiniamo un vino locale, un merlot Togale Fontana Candida, e per cominciare prendiamo uno strudel di verdure, servito su un letto di pesto, davvero ottimo. Poi si passa ai primi: per Tyler fettuccine fatte in casa condite con una carbonara di verdure; per me dei ravioli di pasta povera (solo acqua e farina, quindi) ripieni di cinghiale e porcini, al burro e salvia. Entrambi i piatti sono di gran livello, ma le fettuccine artigianali meritano proprio una menzione speciale. Forse è l’aria fresca di questa splendida serata sabina, ma ho ancora fame, e mi lascio tentare dall’anatra in confit con salsa di foie gras, servita assieme ad un tortino di cicoria appena piccante: eccezionale anche questo. Il signor Fiorelli ci ha consigliato bene, non c’è che dire. Ma per esserne davvero sicuri, assaggiamo anche i dessert, andando sul classico: soufflè di cioccolato su letto di crema, e millefoglie alla crema chantilly e frutti di bosco. Una degna conclusione. Sarà perché ci manda il signor Fiorelli, ma il conto è tutt’altro che salato, anzi. Prima di andare, la signora gentile ci presenta Luca, lo chef, rubicondo e cortese. A vederlo, si capisce perché la cena sia stata buonissima.

Re Burlone (Via di Circonvallazione, 23 - Castel S. Pietro, Poggio Mirteto, Rieti)

giovedì 28 agosto 2008

Assaggi: Laboratorio Cornetteria di Via Angelo Emo




Una volta, entrando in questo posto, ho visto una ragazza disperarsi perchè giunta sin qui dall'Appia Nuova, dall'altra parte della città, non aveva trovato le ciambelle che tanto le erano state decantate... Ogni volta che ci mettiamo piede, al termine di una serata, il mio amico Tyler ed io veniamo rapiti dal profumo fragrante del forno, ed ammalati di sindrome di Stoccolma, ce ne innamoriamo. Io prediligo il cornetto al cioccolato bianco, assolutamente da non perdere, mentre Tyler di solito va sul classico, e prende un cornetto semplice. Personalmente, lo ritengo il miglior cornettaro di Roma.


• Laboratorio Cornetteria (Via Angelo Emo, 25 – Roma)

lunedì 25 agosto 2008

Prosciutto & melone infilzati (Spiedino di prosciutto cotto, melone e mozzarelline)




Ingredienti per persona:

• Una spessa fetta di prosciutto cotto
• una fetta di melone
• 3 o 4 ciliegine di mozzarella
• vino bianco
• olio evo


Musica:
Falling Into Place - Komëit (2004)
Vino: Cipresseto Rosato Santa Cristina, Antinori (Toscana)


Preparazione:

Taglia il melone ed il prosciutto cotto a cubetti, quindi mettili in una padella con poco olio extravergine d’oliva, e fai rosolare a fiamma vivace per circa 5 minuti, quindi annaffia col vino bianco, e lascia sfumare. Prendi degli stecconi per spiedo ed infilaci, alternandoli, un cubetto di prosciutto, uno di melone ed una ciliegina. Prima di servire, passa lo spiedino in forno a 140° gradi per un minuto o due, giusto il tempo di far ammorbidire la mozzarella, e buon appetito!

domenica 24 agosto 2008

Panna cotta dolce e viziosa (Panna cotta al mirtillo nero e Merlot)




Roger l'ha portato al tavolo d'angolo in cui sedeva Honey, intento a mangiare quello che mangia sempre – una ciotola di mirtilli conditi con merlot e zucchero.
Tratto dal libro Dolci e Viziosi di David Schickler.


Ingredienti per persona, per la composta di mirtilli neri al Merlot:

• 50 g. circa di mirtilli neri
• 40 g. circa di zucchero
• un cucchiaio da cucina abbondante di vino rosso Merlot


Per la panna cotta:

• 60 ml circa di panna fresca (una confezione da 250 ml per 4 persone)
• 50 ml circa di latte
• 25 g. scarsi di zucchero
• un pizzico di vanillina (1 bustina per 4 persone)
• gelatina (3 fogli per 4 persone)
• succo di mirtillo q.b. (circa un cucchiaio da caffè a persona)


Musica: Silent Alarm – Bloc Party (2005)
Vino: Passito di Pantelleria, Cantine Pellegrino (Sicilia)


Preparazione della composta di mirtilli neri al Merlot:

Metti i mirtilli e lo zucchero in una pentola, ed aggiungi tanta acqua calda quanto basta a ricoprire i frutti, e cuoci a fuoco vivace mescolando spesso, fino a portare ad ebollizione, quindi abbassa la fiamma e continua la cottura fino quando la composta non comincerà ad addensarsi. A questo punto aggiungi il vino, alza la fiamma per farlo sfumare, e poi abbassala nuovamente. Dopo un'ora circa di cottura, controlla la consistenza mettendo un cucchiaino di composta su un piatto inclinato: se cola lentamente, la composta è pronta!

Preparazione della panna cotta:

Per prima cosa, metti a bagno la gelatina in acqua fredda. Trascorsi 10 minuti, togli i fogli dall’acqua e strizzali. Scalda il latte in un pentolino, senza farlo bollire. Aggiungi i fogli di gelatina e mescola fin quando non si saranno sciolti completamente. Ora metti la panna, lo zucchero e la vanillina in un altro pentolino, e porta lentamente a bollore, quindi togli dal fuoco, ed unisci il latte con la gelatina precedentemente scaldato. A questo punto incorpora il succo di mirtillo, mescolando fino a raggiungere un colore lilla omogeneo. Versa il composto in delle coppette o in uno stampo, e lascia riposare in frigo per circa 5 ore. Al momento di servire, guarnisci la panna cotta con la composta di mirtilli.

sabato 23 agosto 2008

Assaggi: Trattoria Romolo




Erano trentaquattro anni esatti, secondo i racconti di mia madre, che non venivo da queste parti: ci avevo passato la mia prima estate, e da allora non ero più tornato. Il borghetto medievale di Nettuno è suggestivo, col favore del buio, non sembra nemmeno di stare al mare. Tyler ed io cerchiamo un posto dove cenare, qualcosa che non sia troppo turistico. Proprio in mezzo a due pizzerie, con la gente in fila in attesa di entrare, c’è un locale più tranquillo. Si chiama Trattoria Romolo. Entro per chiedere se c’è posto, e ci fanno accomodare. Le pareti sono di un rilassante azzurro pastello, ma quel che mi colpisce maggiormente sono i lampadari della sala, belli ed imponenti, eppure perfettamente adeguati all’ambiente. Ci sistemiamo ad un tavolo un po’ appartato, vicino all’ingresso della cucina. Qui noto un particolare che non mi piace: una tv lcd a parete, che trasmette una partita, roba da pub, in un ristorante di questo tipo non dovrebbe esserci. Ma basta non guardarla. Scegliamo il vino. Io avrei bevuto volentieri un moscato secco di Terracina Oppidum di S. Andrea, vino del territorio che conosco ed apprezzo, ma Tyler, con un colpo di mano, ordina un Sauvignon St. Michael-Eppan, uno dei suoi bianchi preferiti. Andiamo sul sicuro. A questo punto il cameriere va nel panico: non si trova un secchiello per il ghiaccio, ma alla fine una bella ragazza con un vestito rosso che mi fa pensare alla Kelly Le Brock di The Woman in Red, risolve la situazione con destrezza, ed assicura il nostro vino al fresco. Il gestore della trattoria è gentile ed appassionato, e ci prende in simpatia, tanto che Tyler ha l’impressione che ci abbia scambiato per due giornalisti di qualche testata gastronomica. Stiamo al gioco, accettiamo il suo consiglio e ci lasciamo tentare dalla serie di antipasti della casa. Partiamo da una bresaola di tonno con riduzione di miele ed ananas, dell’ombrina sfilettata, salmone marinato all’arancia, alici marinate, merluzzo ed un ottimo pesce spada. Nel frattempo, in modo assolutamente informale ma simpatico, ci viene offerto un bicchiere di Franciacorta Brut Ca’ del Bosco che un cliente di un tavolo vicino aveva ordinato ma non bevuto. Peggio per lui. La serie di assaggi prosegue con un piatto di crudo, gamberi ed ostriche, che degusto in solitudine perché a Tyler fa impressione. Quindi arrivano dei piatti caldi: cous cous con polipetti, alicette fritte, fiori di zucca fritti con tonno e un sauté di cozze, che lascio volentieri a Tyler. Niente male, ottima qualità, buoni accostamenti. Siamo alla pasta. C’è una buona scelta, ma alla fine optiamo per due mezze porzioni di gnocchetti allo scoglio e di tagliolini all’uovo fatti in casa con delle aragostine. Buoni, ma non strepitosi i primi, eccezionali davvero i secondi: peccato che mi ritrovi costretto a lasciarne un po’: le porzioni sono molto più che “mezze”, e sono davvero pieno… Non avendo la forza e la capacità di ingoiare altro, prendiamo solo due caffè e chiediamo il conto, curiosi di scoprire se verremo trattati davvero come giornalisti impegnati ad affibbiare gamberi o forchette. Spendiamo circa 50 euro a testa, almeno un piccolo sconto ce l’hanno fatto, pensiamo… Comunque, a parte qualche piccolo particolare migliorabile, l’impressione è buona. Non assegnerò voti o stelle, come al solito, ma ne conserverò sicuramente un ricordo positivo.

Trattoria Romolo (Piazza Colonna, 1 – Nettuno, Roma)

lunedì 18 agosto 2008

Pici d’agosto, con quello che c’è… (Pici all’ortolana con persico e caprino)




Ingredienti per persona:

• 100 g. circa di filetto di persico
• 60 g. circa di fagiolini
• 100 g. di pici
• 6/8 pomodorini ciliegina
• 50 g. di formaggio caprino
• una manciata di foglie di basilico
• prezzemolo
• semi di finocchio
• peperoncino
• vino bianco
• uno spicchio d'aglio
• sale
• olio evo


Musica: Pocket Revolution - dEUS (2005)
Vino: Crivellino Offida Pecorino, La Fontursia (Marche)


Preparazione:

Quando si torna dalle vacanze, sia pur brevi, il frigorifero si presenta inevitabilmente ed inesorabilmente vuoto, quindi bisogna dar fondo a tutte le risorse disponibili, usando un pizzico di fantasia. Ecco quello che è venuto fuori con gli ingredienti che c’erano in casa questa sera…

Tiro fuori dal freezer dei filetti di pesce persico e li lascio scongelare nel lavandino, sotto un filo d’acqua corrente. Intanto prendo una padella, ci verso dell’olio e faccio soffriggere uno spicchio d’aglio, e metto a bollire l’acqua per la pasta: i pici (ce n’è una busta aperta da tempo nella dispensa) richiedono una cottura piuttosto lunga, circa 18 minuti. Nel frattempo taglio a metà dei pomodorini pachino. A questo punto, metto il pesce in padella, aggiungendo dell’acqua calda per completarne lo scongelamento, quindi bagno con del vino rosato già aperto e lascio sfumare. Metto i pomodori, il basilico, dei fagiolini già lessati, gentilmente offerti dalla vicina, ed aggiusto di sale. Poco prima di scolare la pasta, unisco al condimento prezzemolo, semi di finocchio e poco peperoncino. Faccio mantecare i pici nella padella, li impiatto decorando con del basilico fresco, ed accompagno il tutto con il caprino tagliato a fette e spolverato con del prezzemolo tritato.

Niente male, in fondo, per una ricetta preparata con degli avanzi… Volendo riproporla, useremo del pesce fresco al posto di quello congelato, il vino bianco invece del rosè, ma soprattutto puliremo e lesseremo i fagiolini da noi, senza scomodare il vicinato…

domenica 17 agosto 2008

Percorsi: dalla Salaria alla Flaminia




L’intento è questo: sfuggire al traffico ferragostano seguendo le strade consolari, oggi diventate provinciali, ma ancora ricche di fascino, evitando accuratamente autostrade e caselli. Si parte dalla Salaria, l’antica via del commercio del sale, verso Ascoli Piceno. Per l’ora di pranzo siamo dalle parti di Amatrice, e per quanto mi renda assolutamente conto della banalità dell’idea che ho avuto, propongo al mio compagno di viaggio Tyler di fermarci a mangiare un piatto di pasta da queste parti. Dopo aver parcheggiato lungo il corso principale, ci lasciamo ispirare dall’insegna del ristorante Ma-Trù. Ci sediamo ad un tavolo traballante collocato in una nicchia, ed all’inizio ci sentiamo un po’ abbandonati a causa della lentezza del servizio. Ma basta poco per capire che si tratta solo di ritmi rallentati rispetto a quelli della città, e ci adeguiamo in fretta, con piacere. Ordiniamo un antipasto misto di affettati e verdure gratinate, un classico piatti di spaghetti all’amatriciana per me e un filetto di manzo per Tyler. Beviamo vino bianco locale. Sarà la suggestione del posto, delle origini e della tradizione ma la pasta è ottima: al dente, semplice, perfetta. Anche la carne è di buona qualità. Il conto poi, specie se confrontato coi prezzi che ormai siamo abituati a pagare a Roma, fa quasi sorridere. Ci rimettiamo in cammino sulla Salaria alla volta di Ascoli Piceno, dove conservo lontane radici che ogni tanto mi curo di annaffiare. Arriviamo con calma nel pomeriggio, e ci sistemiamo in un accogliente albergo consigliatoci da un barbuto agente di viaggi, proprio a due passi da Piazza del Popolo. Dopo un aperitivo in Piazza Arrigo, ci lasciamo tentare dal ristorante Non Solo Crudo, che promette una cucina creativa di pesce. Scegliamo un vino bianco locale, un Pecorino Crivellino di Offida, piccolo centro culturale alle porte di Ascoli, e lasciamo che lo chef ci guidi in una degustazione di assaggi. Mangiamo delle melecche (le code dei gamberi sgusciate) ai carciofi ed agli agrumi, insalata di polpo, gamberi al balsamico, una frittura di pesce con delle squisite olive all’ascolana farcite col pesce, un’ottima variazione sul tema. La cena è veloce e piacevole, il servizio informale ma accurato, il conto onesto.



Freschi e riposati dalla notte trascorsa all’Albergo Piceno, riprendiamo la Salaria fino al suo punto d’arrivo, a San Benedetto del Tronto, e quindi prendiamo la strada statale 16 Adriatica, in direzione del Cònero. Visitiamo Numana, Sirolo e Portonovo, località splendide ma troppo affollate in questi giorni, perciò ci spostiamo all’interno. Facciamo una sosta a Recanati, poi ci dirigiamo verso Macerata, dove decidiamo di fermarci per la notte. Dopo aver trovato un albergo, usciamo a fare un giro: quello che colpisce è il silenzio quasi irreale che avvolge questa città. Ci concediamo uno sfizioso aperitivo a base di vino Pecorino ghiacciato e crostini misti alla Botte Gaia in Piazza Mazzini, poi andiamo a cena all’Osteria dei Fiori, dove, ci dicono, potremo gustare una rivisitazione delle tradizionali ricette tipiche della zona. Prendiamo una bottiglia di Verdicchio, ed ordiniamo un antipasto misto della casa, una “panzanella maceratese” con ciauscolo e mentuccia, dei “vincisgrassi” (le lasagne marchigiane), del coniglio in porchetta ed una panna cotta guarnita con la sapa, la salsa di vino cotto che si prepara da queste parti. La qualità delle materie prime e della cucina è buona, ma le preparazioni sono piuttosto classiche, e nient’affatto creative, come in realtà ci saremmo aspettati. Restiamo un po’ delusi. Per fortuna il conto è in linea con gli altri posti in cui siamo stati.



È ferragosto. Macerata è ancora più deserta e silenziosa della sera precedente, e Tyler ed io ne approfittiamo per ammirare in pace una mostra d’arte sul tema della seduzione. Prendiamo un tè freddo nell’unico punto della città dove sembra sia concentrata un po’ di vita, e sulle note di Alright dei Supergrass, diffusa dagli altoparlanti del cafè, programmiamo la giornata: prenotiamo una camera in un agriturismo nei pressi di Urbino, e ci mettiamo in marcia alle volte del Montefeltro. Quando è quasi ora di pranzo, Tyler, incuriosito dalle origini galliche del luogo, propone una sosta a Senigallia. L’impatto è subito positivo: nonostante sia il 15 di Agosto, si respira un’aria tranquilla e rilassata. Vogliosi di un bicchiere di vino e di uno spuntino, ci lasciamo tentare da un’insegna che è tutta un programma: Osteria del Tempo Perso… Vado in avanscoperta, scendo delle scalette e scopro un locale accogliente ed ancora deserto. Mi accoglie un oste gentile, magro e scavato che ricorda Nick Cave. Le cose si mettono bene, penso. Avverto Tyler e gli dico di scendere, ci sarà da divertirsi. Ci sediamo in un tavolo all’angolo, prendiamo una bottiglia di Verdicchio, e ci lasciamo tentare dalle specialità della casa: un carpaccio d’oca con mandorle e rucola, ed una caprese di mozzarella e pesche, fresca ed insolita. L’appetito vien mangiando, ed ordiniamo anche un piatto di ravioli con bufala, pachino e basilico. Il cibo è gustoso, il buon Nick è simpatico, l’atmosfera d’altri tempi. Si sta bene davvero, qui. Quasi quasi ci dispiace andar via. Paghiamo, il giusto, e ripartiamo. Nel primo pomeriggio arriviamo nelle campagne urbinati, diretti verso Miniera. Ci mettiamo un po’ per trovare la strada, ma quello che ci si apre davanti è un mondo a parte: un piccolo casale recante il proclama “Lavoratori di tutto il mondo unitevi” ci annuncia che si tratta di una località sorta nei pressi di un’antica miniera di zolfo attiva per un secolo, che dava lavoro ad oltre cinquecento operai. Si ha l’impressione di trovarsi in una comune, lontani dalle regole e dai ritmi della vita moderna. L’agriturismo dove faremo tappa, La Corte della Miniera, sorge proprio nell’area dei vecchi giacimenti, e ne riqualifica rispettosamente le strutture. L’accoglienza che ci viene riservata è un po’ distratta, forse a causa del notevole affollamento per il pranzo di ferragosto. Il posto però è davvero suggestivo: gli elementi industriali creano un contrasto insolito con le colline circostanti. Nonostante il tempo vada peggiorando fino a trasformarsi nel più classico degli acquazzoni estivi, decidiamo comunque di fare un giro ad Urbino, e la città ducale delude le nostre aspettative. Per la cena, dopo aver chiesto in giro qualche consiglio, scegliamo un posto poco fuori le mura; si tratta dell’Hostaria a Fuoco Lento, in cima alla strada delle Cesane. Le sale sono intime ed eleganti, e Tyler ed io abbiamo subito l’impressione di essere capitati nel posto giusto. Il maltempo ha reso l’aria del Montefeltro fresca e frizzante, e così cediamo alla tentazione di assaggiare il vino rosso della casa. Cominciamo la cena con un antipasto misto composto da sfiziosi assaggi di cucina creativa, quindi ordiniamo degli gnocchi al pesto di noci, una ricetta tipica urbinate, ed una bistecca fiorentina, dato che a quanto pare, la specialità del ristorante è la carne locale. Ed infatti, la scelta si rivela vincente: la qualità e la cottura sono eccezionali, la presentazione invitante. Probabilmente “la migliore bistecca che abbia mai mangiato” sentenzia Tyler, che di carne se ne intende. Concludiamo il pasto con una mousse al cioccolato fondente ed una tisana allo zenzero. Il conto da pagare, tanto per cambiare, è decisamente concorrenziale: non oso pensare a quello che avremmo speso a Roma per mangiare della carne come questa…



Giusto il tempo di fermarci nel centro di Urbino per acquistare dei prodotti tipici da portare via, e sotto un cielo ancora incerto, lasciamo il Montefeltro e prendiamo la Flaminia, che ci porta in direzione dell’Umbria. Quando i primi languori cominciano a farsi sentire, effettuiamo l’ultima digressione di questa gita: alla riscoperta delle radici di Tyler, questa volta arriviamo a Gubbio, la città dei matti. Ci arrampichiamo per le stradine che salgono verso l’alto, alla ricerca di un posto dove mangiare che non sembri troppo turistico. La scelta ricade sulla Trattoria S. Martino, che a vederla da fuori, sembra proprio fare al caso nostro. Ci accomodiamo ad un tavolo all’aperto, e mangiamo crostini al tartufo nero, fettuccine al ragù d’anatra, tagliata di manzo, salsicce eugubine con patate arrosto, e beviamo vino rosso della casa. Il tutto sempre, decisamente a buon mercato. Ora è davvero giunto il momento di tornare a casa, riprendiamo la Flaminia e ci dirigiamo verso Roma, chiudendo il cerchio.


• Ristorante Ma-Trù (Corso Umberto, 17 – Amatrice, Rieti)
Non Solo Crudo (Via Cino del Duca, 24 – Ascoli Piceno)
• La Botte Gaia (Piazza Mazzini, 1 – Macerata)
Osteria dei Fiori (Via Lauro Rossi, 61 – Macerata)
• Osteria del Tempo Perso (Via Mastai, 53 – Senigallia, Ancona)
Hostaria a Fuoco Lento (Via S.P. delle Cesane, 25 - località San Donato, Urbino)
• Trattoria S. Martino (Piazza G. Bruno, 6 – Gubbio, Perugia)

mercoledì 6 agosto 2008

Sette assaggi (più uno) al settimo piano (Idee per una cena a base di antipasti di pesce)




D’estate, quando fa caldo davvero, mettersi ai fornelli può essere piuttosto antipatico… Da qui l’idea di una cena fredda, composta esclusivamente da antipasti veloci: sette assaggi da gustare insieme, senza un ordine prestabilito, più una portata da riservare al gran finale, come un dessert, dolce ma non troppo, e decisamente fresco…


Uno: rotolino di salmone al caprino



Ingredienti per persona:


• una fetta di salmone affumicato
• 50 g. di formaggio caprino cremoso
• una foglia grande di basilico
• una foglia di alloro
• insalata mista
• senape


Preparazione:

Stendi la fetta di salmone su un piatto da antipasto, sovrapponi la foglia di basilico, spalmaci sopra un sottile strato di senape, quindi mettici un pezzo di caprino. Ora arrotola il salmone ed il basilico attorno al formaggio, fissando il rotolino con uno stuzzicadenti, sul quale infilerai una foglia di alloro a mo’ di bandierina. Servire guarnendo il piatto con dell’insalata mista tagliata a julienne.


Due: cocktail leggero di gamberetti

Ingredienti per persona:


• 50 g. circa gamberetti sgusciati
• 60 g. succo di pomodoro
• 100 g. di yogurt greco cremoso
• insalata mista
• un pomodoro verde
• un ciuffo di foglie di basilico
• sale
• pepe
• paprika dolce


Preparazione:

Prendi il mixer, e metti nel contenitore i gamberetti sgusciati, lo yogurt ed il succo di pomodoro. Aggiungi una manciata di insalata mista tagliata a julienne, sale e pepe quanto basta. Quindi fai frullare il tutto per qualche secondo: il composto non deve avere una consistenza troppo fine. Versa il cocktail in delle coppette, e lascia riposare in frigo per almeno un paio d’ore. Al momento di servire, spolvera con della paprika dolce, e decora le coppette con degli spicchi di pomodoro verde e delle foglie di basilico.


Tre: crostini vongole e fagioli cannellini



Ingredienti per persona:


• 50 g. circa di vongole sgusciate
• 60 g. circa di fagioli cannellini
• una fetta di pane ai cereali Mulino Bianco
• prezzemolo
• sale
• pepe
• olio evo


Preparazione:

Taglia le fette di pane a metà lungo la diagonale, in modo da ottenere due triangoli, quindi passali in forno a 180° fin quando non saranno diventati croccanti. Nel frattempo, in una ciotola, mescola le vongole ed i fagioli, lavorando con una forchetta per schiacciare i fagioli e ridurli grossolanamente ad una purea. Condisci con olio, sale, pepe e prezzemolo triturato, quindi metti il composto sopra ai crostini di pane e servi.


Quattro: tartine brie & alici



Ingredienti per persona:


• una fetta di formaggio brie
• uno o due filetti di alici
• una galletta di mais
• un pomodorino ciliegina
• origano
• sale
• olio evo


Preparazione:

Taglia in due il pomodorino, condiscilo con olio, sale ed origano, e passalo in forno per una decina di minuti a 180°. Nel frattempo, su di una galletta di mais, disponi una fetta di brie ed uno o due filetti di alici. Quando i pomodori saranno pronti, aggiungili alla tartina e servi.


Cinque: mazzancolle in abbraccio di prosciutto



Ingredienti per persona:


• 5 mazzancolle freschissime (oppure surgelate)
• 5 fette di prosciutto crudo saporito
• crema di aceto balsamico
• un lampone
• paprika dolce


Preparazione:

Sguscia le mazzancolle, avendo cura di lasciare la intatta la coda. Se usi dei crostacei congelati, passali in forno fin quando non ci saranno più residui di ghiaccio, ma senza farli cuocere. Arrotolaci attorno una fetta di prosciutto ciascuna. Disponi circolarmente in piatto da antipasto, ed al momento di servire decora con delle gocce di crema di aceto balsamico.


Sei: mousse di tonno

Ingredienti per persona:


• 60 g. di filetti tonno al naturale
• 50 g. di yogurt greco cremoso
• 70 g. di formaggio Philadelphia Light
• colla di pesce (un foglio e mezzo per due persone)
• una foglia di salvia
• sale
• pepe in grani


Preparazione:

Prendi i fogli di colla di pesce, e lasciali a bagno in acqua fredda per circa 10 minuti. Nel frattempo, versa il tonno e lo yogurt nel contenitore del mixer, e frullali fino ad ottenere un composto molto fine. Passati i 10 minuti, strizza la gelatina, mettila nel mixer insieme al Philadelphia. Aggiungi un pizzico di sale, e frulla nuovamente il tutto. A questo punto, versa la mousse in dei bicchieri o delle coppette, e riponi in frigo. Dopo una mezz’ora circa, decora la superficie della mousse con del pepe in grani (se lo facessi subito affonderebbero nel composto…), quindi conserva ancora in frigo per circa 5 ore. Al momento di servire, guarnisci con una foglia di salvia.


Sette: bocconcini di aringa affumicata al formaggio

Ingredienti per persona:


• 20 g. circa di filetti di aringa affumicata
• un cucchiaio da cucina di formaggio Philadelphia Light
• un cucchiaio da caffè di crema di Gorgonzola
• un lampone
• paprika dolce


Preparazione:

Taglia un paio di bocconcini dai filetti di aringa. Si tratta di un pesce molto saporito: se vuoi addomesticarne il sapore, sciacqua i filetti sotto l’acqua corrente. Nel frattempo, in una ciotola, mescola il Philadelphia con la crema di Gorgonzola, finoa ad ottenere un composto omogeneo. Disponi i bocconcini di pesce in dei piattini o in dei cucchiaini da finger food, ricoprili con la crema di formaggio, spolvera con della paprika dolce, quindi guarnisci con un lampone.


Il dessert: gelato di limone alla polpa di granchio



Ingredienti per persona:

• 60 g. circa di polpa di granchio
• 50 g. di yogurt greco cremoso
• 100 g. di gelato al limone
• una fetta di mango (o d’ananas)
• una manciata di petali di rosa


Preparazione:

Usa di nuovo il mixer, e metti nel contenitore la polpa di granchio e lo yogurt, e frullali fino ad ottenere un composto fluido ed omogeneo. Quindi incorpora il gelato e frulla di nuovo il tutto. Versa il composto in una coppetta o un bicchierino da dessert, e riponi nel freezer per un ora. Al momento di servire, tirare fuori il gelato dal congelatore all’incirca un quarto d’ora prima per evitare che risulti troppo duro al cucchiaio, e decorare con dei pezzi di mango (va bene anche dell’ananas) e con dei petali di rosa.


Musica: Untrue - Burial (2007)
Vino: Le Rime, Banfi (Toscana)