domenica 23 marzo 2008

Assaggi: Glass Hostaria




Era tanto tempo che volevo andarci, ma per un motivo o per l’altro non era mai capitata l'occasione. In effetti anche ieri sera il mio amico Tyler ed io dovevamo andare altrove, ma il ristorante che avevamo scelto era chiuso, e così ho pensato: andiamo al Glass. Il posto è in Trastevere, è sabato e piove, tuttavia troviamo parcheggio subito ed arriviamo in perfetto orario. L'Hostaria sorge dove prima si trovava una libreria d'arte, e ne mantiene lo stile newyorkese, minimale e ricercato. Veniamo accolti in modo gentile ed informale, ed il personale ci chiede se vogliamo lasciare i soprabiti, come farebbero degli amici in casa. Scegliamo un tavolo sul soppalco, dove la luce è più bassa ed intima. Aspettiamo un po' per le ordinazioni, ma solo perchè Riccardo (se non ricordo male), presumibilmente il proprietatrio del ristorante, ci accoglie personalmente. Ordiniamo il vino, un ottimo Lagrein del 2005 di Elena Walch, e nel frattempo ci viene servito un'invitante entrée, del roast-beef in crosta di caffé con microverdure e muffin ai semi di papavero. Da lì in avanti i tempi del servizio sono perfetti, ed ogni portata che arriva sul nostro tavolo, compresa la vasta selezione dei pani, viene appassionatamente spiegata dal personale. Per antipasto mangiamo delle deliziose animelle in crosta di semi di girasole, ed un gustoso hamburger di foie gras, che forse, paradossalmente, avrei preferito accompagnato da vere patatine, invece che da chips di riso. Ma è solo un croccante dettaglio. Come primo scelgo delle mezzelune ripiene di amatriciana (eccezionali: l'idea di spostare il condimento all'interno della pasta è semplice ed efficace) mentre Tyler prende un filetto, di ottima qualità, accompagnato da sfiziosi porri fritti. Le porzioni sono discretamente sostanzione: non degli assaggini come sempre più spesso capita nei ristoranti di cucina creativa. Il pasto si conclude trionfalmente con un tortino di ovomaltina, che ha proprio quel sapore che mi ricorda quand'ero bambino, e la salsa al caramello è così buona da emozionarmi. Proprio alla fine, l'unica nota un po' stonata, per quanto argomentata con la consueta dedizione, di questa serata: al Glass Hostaria, per questioni pratiche ed olfattive, non servono caffé. Meno male che proprio qui di fronte c'è un buon bar... Spendiamo circa 50 euro a testa, un prezzo medio alto, certo, ma tutto sommato più che giustificato per la qualità dei piatti e la passione profusa nel servizio.

Glass Hostaria (Vicolo del Cinque, 58 - Roma)

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