giovedì 9 ottobre 2008

Assaggi: Dop




L’insegna trae in inganno. È difficile capire cosa c’è scritto. Scherzando, questo posto lo chiamavo “Daje”. In realtà si chiama Dop, nome un po’ banale e presuntuoso, se vogliamo, ma una visita la vale comunque. A dire il vero, Tyler ed io ieri ci siamo capitati per caso, affamati dopo aver girovagato nella zona alla ricerca di una soluzione valida e non eccessivamente dispendiosa per la cena. Il posto è spartano ma accogliente. Peccato per la luce, se fosse meno invadente l’atmosfera sarebbe più calda, e per il piano di lavoro del forno a legna con i cartoni per la pizza in bella vista, che fa troppo take-away. Ci sediamo ad un tavolo proprio sotto una delle due lavagne poste ai lati del locale, sulle quali sono indicati i piatti del menù. La scelta sembra varia e ben assortita, interessante. Aspettiamo qualche minuto prima di essere serviti, ma da lì in poi il servizio è cortese ed informale. Ordiniamo un antipasto, una porzione di mozzarella imperiale, condita con passata di pomodoro e crema di alici, ottima ed abbondante. Per primo invece assaggiamo le orecchiette alla Cesaretta, con pesto leggero (senz’aglio), pachino e bufala a crudo, semplici ma riuscite, ed un risotto alla zucca con marsala e rosmarino, ben cotto e mantecato. A voler essere pignoli, zucca e marsala assieme risultano molto dolci, ed il parmigiano non riesce del tutto ad equilibrarne il sapore, ma è un peccato veniale. Nel frattempo bevo un morellino di Scansano al calice, dato che Tyler stasera non ha voglia di bere. Per finire ci lasciamo tentare dal dessert del giorno, una mezzaluna di pasta della pizza, farcita con nutella e cioccolato bianco: ce n’è abbastanza per liberare milioni di endorfine. Caffè e conto: 44 euro, onesto se non proprio economico.

• Dop (Via Portuense, 465a - Roma)

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