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venerdì 15 giugno 2012

Il pranzo spagnolo




Il recente viaggio a Barcellona è il pretesto per offrire ai nostri ospiti un perfetto pranzo spagnolo.
Il menù:

Jamòn y queso (Selezione di salumi spagnoli e formaggio di pecora)

Tapas:

Patatas Bravas (Patate con salsa all'aglio)
Pulpo gallego (Polpo alla gallega)
Revoltillo de butifarra (salsiccia con uova e patate)
Pan tomate (pane e pomodoro)
Tortilla

Paella catalana

Crema catalana



Vini: Viñapeña Airen, Vinos de familia Garcia Carrion (Spagna)
Viñapeña Tempranillo, Vinos de familia Garcia Carrion (Spagna)
Birra: Estrella Damm Barcelona (Spagna)


Le Tapas



Patatas Bravas (Patate con salsa all'aglio)






Ingredienti (per 6 persone circa):

• 5 patate di media grandezza
• olio evo
• sale
• paprika


Ingredienti per la salsa all'aglio:

• 2 uova
• 2/3 spicchi d'aglio
• 15 cl. di olio evo
• sale
• succo di limone


Preparazione della salsa:

Prendi tutti gli ingredienti e mettili nel bicchiere del mixer ad immersione in quest'ordine: le uova (intere), l'aglio (precedentemente pestato nel mortaio e ridotto in poltiglia), l'olio, il succo di limone, ed un pizzico di sale. Immergi il mixer fino a toccare il fondo del bicchiere, e comincia a montare a massima velocità per una decina di secondi, fin quando il composto non avrà preso una colorazione omogenea. A questo punto solleva piano il mixer, e quando la salsa comincia ad addensarsi comincia a muoverlo più velocemente su e giù per un paio di minuti. Per evitare che il sapore risulti troppo forte, è consigliabile filtrare la salsa con un colino, al fine di eliminare ogni residuo d'aglio. Conserva la salsa in frigo fino al momento di servire le patate.


Preparazione delle patate:

Secondo la ricetta tradizionale, le Patatas Bravas andrebbero fritte, ma chi frequenta queste pagine sa che nella nostra cucina non amiamo granchè la pratica della frittura, quindi cuoceremo le patate in forno, con risultati tutto sommato simili. Sbuccia i tuberi, tagliali grossolanamente a prezzi, e disponili su una teglia rivestita di carta da forno. Condisci con abbondante olio e sale, e passa nel forno già caldo a 220° gradi per 20/25 minuti. Quando le patate saranno diventate dorate e croccanti all'esterno, servile immediatamente condendone una metà con la salsa all'aglio, e spolverando l'altra metà con la paprika in polvere.


Pulpo gallego (Polpo alla gallega)






Ingredienti (per 6 persone circa):

• 1 kg circa di polpo precotto surgelato
• 3 patate di media grandezza
• olio evo
• sale grosso
• paprika


Preparazione:

Per prima cosa, ricordati di tirare fuori dal freezer il polpo dal giorno precedente, affinchè sia ben scongelato. Fallo sbollentare per una quarto d'ora circa in abbondante acqua leggermente salata, quindi scolalo con una schiumarola e tienilo da parte. Taglia le patate a fette non troppo sottili, e falle lessare per 20 minuti nella stessa acqua dove hai sbollentato il polpo. Una volta che le patate saranno cotte, uniscile al polpo tagliato a pezzi, e condisci con un filo d'olio a crudo, una spolverata di paprika in polvere, ed una presa generosa di sale grosso.


Revoltillo de butifarra (salsiccia con uova e patate)






Ingredienti (per 6 persone circa):

• una butifarra bianca da 750 g. circa
• una patata di media grandezza
• due uova
• cipolla
• un cucchiaino da caffè di zucchero
• olio evo
• sale


Preparazione:

Affetta grossolanamente la patata, e falla lessare in acqua salata per 20 minuti. Nel frattempo, rompi le uova in un contenitore, e sbattile con una forchetta. Trita la cipolla, falla appassire in poco olio, quindi aggiungi un cucchiaio di zucchero e scioglilo nel soffritto. A questo punto unisci la butifarra tagliata a pezzi, e falla rosolare a fiamma vivace per 5 minuti. Ora incorpora le patate, un pizzico di sale, ed infine le uova. Lascia cuocere ancora per un minuto o due mescolando bene gli ingredienti, e servi immediatamente.


Pan tomate (pane e pomodoro)






Ingredienti (per 6 persone circa):

• una dozzina di fette di pane casareccio
• 5/6 pomodori
• olive verdi
• origano secco
• olio evo
• sale


Preparazione:

La più semplice delle ricette, del tutto assimilabile alla nostra panzanella romana: basta tagliare a metà un pomodoro e stofinarlo energicamente su una fetta di pane, condire con un filo d'olio ed un pizzico di sale, spolverare con dell'origano secco, guarnire con un'oliva, ed il gioco è fatto.


Tortilla






Ingredienti per una tortilla da 6/8 persone:

• 4 patate di media grandezza
• 4 uova
• cipolla
• olio evo
• sale
• pepe


Preparazione:

Una delle più classiche (e semplici) ricette della tradizione spagnola: taglia le patate a fette sottili, e mettile in padella con dell'olio evo. Falle saltare per una decina di minuti, quindi aggiungi la cipolla e continua la cottura per altri 10/15 minuti.
Intanto rompi le uova in un contenitore e sbattile con una forchetta assieme ad un pizzico di sale ed uno di pepe. Quando le patate saranno ben cotte, unisci le uova, distribuisci bene il composto, fai cuocere per 5/6 minuti, poi con l'aiuto di un coperchio o di un piatto rivolta la tortilla, e falla cuocere anche dall'altro lato per 5 minuti. Lasciala raffreddare e servila tiepida, o addirittura fredda.


Paella catalana




Ingredienti (per 6 persone circa):


• 360 g. di riso carnaroli
• 400 g. di gamberi sgusciati
• 200 g. di seppioline
• 200 g. di cozze sgusciate
• 100 g. di vongole sgusciate
• 120 g. di piselli
• 2 peperoni
• una bustina di zafferano in polvere
• scorza di limone
• brodo di pesce
• vino bianco
• 3 spicchi aglio
• mezza cipolla
• prezzemolo
• olio evo
• sale
• pepe


Preparazione:

Fai soffriggere la cipolla tritata e gli spicchi d'aglio in poco olio evo. Unisci tutti i frutti di mare, i peperoni tagliati a listarelle ed i piselli e fa insaporire per qualche minuto. Innaffia con del vino bianco e lascia sfumare. Ora metti il riso, fallo tostare per qualche istante, quindi bagna col brodo di pesce, irrorando di tanto in tanto. Regola di sale e pepe, aggiungi il prezzemolo, e fai cuocere per 18 minuti, mescolando frequentemente. Nel frattempo, sciogli lo zafferano in un bicchiere di brodo, ed incorporalo al riso verso la fine della cottura. Servi la paella al dente, profumata con della scorza di limone grattugiata.


Crema catalana






Ingredienti (per 6 porzioni):

• 5 tuorli d'uova
• mezzo litro di latte parzialmente scremato
• 100 g. di zucchero
• 25 g. di amido di mais
• una bustina di vanillina
• cannella
• succo di limone
• zucchero di canna q.b.


Preparazione:

Sciogli bene l'amido di mais in poco latte, e porta ad ebollizione il resto del latte con metà dello zucchero, le spezie, e qualche goccia di succo di limone. Lavora i tuorli con lo zucchero rimasto, incorpora il latte con l'amido di mais, quindi unisci il latte bollito con lo zucchero, filtrandolo con un colino. Rimetti il composto sul fuoco mescolando continuamente, e cuoci fin quando non comincerà ad addensarsi. Versa la crema ottenuta, ancora calda, in delle terrine individuali, lascia raffreddare, e conserva in frigorifero. Al momento di servire, cospargi la superficie della crema con lo zucchero di canna, e fallo caramellare con l'apposito cannello a gas, oppure passando le terrine sotto il grill, meglio se a bagnomaria.

Musica: 2:54 - 2:54 (2012)
Following Sea - dEUS (2012)
As When The Fall Leaves Trees – Youarehere (2011)

lunedì 4 giugno 2012

Percorsi: Barcellona





Questa volta Tyler ed io ci ritroviamo a Barcellona per seguire l'imminente apertura della gelateria di due nostri amici, Gocce di Latte, nella centralissima Plau del Palau. Quando arriviamo, la giornata volge ormai al termine, e nei locali della gelateria c'è ancora il caos, ma siamo fiduciosi, e le prove di gelato che assaggiamo promettono bene. A pochi metri da Gocce di Latte, sempre in Plau del Palau, si trova un ristorante di tapas (uno dei tanti che affollano la città catalana), Lonja de Tapas, prima fermata del nostro personale percorso gastronomico. Per la scelta ci affidiamo ai nostri amici, i quali ordinano patatas bravas (patate fritte servite con salsa all'aglio e paprika, un vero must di Barcellona), polpo alla gallega, pimientos de padrón (piccoli peperoni verdi simili ai friggitelli nostrani), mojama (tonno secco) con le mandorle, il tutto accompagnato da pan tomate, una sorta di panzanella croccante. Stimolato dalla ricchezza della carta, mi permetto di aggiungere del camembert fritto accompagnato da una salsa ai frutti di bosco. Da bere, una ricercatezza: birra Estrella Damm Inedit, una cerveza dal sapore fresco ed agrumato, ideata nientemeno che da Ferran Adrià, lo chef del celebre ristorante El Bulli, ora trasformato in una fondazione. Le tapas sono sfiziose, buone e ben presentate, tanto che alcune si meritano addirittura un bis. Per chiudere, e non poteva essere altrimenti, la crema catalana. Il conto alla fine è più che onesto, meno di 20 euro a testa.





Il mattino seguente, Tyler ed io seguiamo le tracce (numerose e per nulla nascoste) dell'opera di Gaudí, e salendo dal centro della città verso la collina che ospita il Parco Güell, ci fermiano per uno spuntino alla Plaza del Sol, nell'incantevole quartiere di Gracia. Sotto un rigoglioso albero di magnolia, troviamo un tavolo libero appartenente al piccolo locale Sol Soler, dove un cameriere ci accoglie in perfetta lingua italiana. Ordiniamo delle crocchette miste, una (ottima) quiche al tonno ed olive, ed ancora patatas bravas (un pochino troppo unte, in verità) e pan tomate, più acqua e birra, il tutto per circa 25 euro.

La sera, a cena, i nostri amici gelatai impongono una decisa svolta orientale, portandoci al ristorante Wok all'Arc de Triomf, locale che propone cucina giapponese a buffet contaminata in modo discreto con qualche tocco locale, come il maki fritto servito con salsa aioli. Mentre Tyler si butta sulla soia in tutte le sue declinazioni, io mangio prevalentemente sushi (solo di tonno e salmone, per fortuna i miei preferiti), per il quale val bene un'attesa al bancone. Comprese le bevande (acqua e birra nipponica) spendiamo meno di 18 euro a testa.



A Roma c'è un ristorante di pesce (anzi, per la verità sono già diventati due) del quale si parla molto, Fish Market. Ebbene, pare che la formula sia stata importata proprio da Barcellona, e più precisamente da La Paradeta. Quando (dopo aver smaltito una lunga fila) si entra nel locale, infatti, sembra di essere veramente al banco del mercato, con il pescato che fa bella mostra di se. Si compra a peso, proprio come avviene quando si va a fare la spesa, ma invece di portare il pesce a casa, si sceglie come farlo cucinare (fritto, o alla piastra), si aspetta il proprio turno seduti al tavolo, e quando è pronto si ritirano i piatti al bancone. Mangiamo chipirones (una sorta di moscardini, una specialità catalana) fritti, cannolicchi, e poi seppie, calamari e squisiti polipetti alla piastra. Un modo inconsueto e se vogliamo spartano di mangiare pesce, ma il conto, vino compreso, è di circa 15 euro a testa.



Scherzando e ridendo, e mangiando, è arrivato l'ultimo giorno di questa nostro viaggio a Barcellona, e visto che oramai ci muoviamo per il centro con una certa disinvoltura, i nostri amici gelatai ci affidano una commissione: acquistare dello zenzero. Tyler ed io ci dirigiamo quindi verso la Boqueria, pittoresco mercato nel centro della città, a due passi dalla Rambla. Una volta reperita la radice, e soprattutto fatto il pieno di odori e colori, decidiamo di fermarci a pranzo presso un piccolo locale nascosto in un vicoletto al lato del mercato, chiamato più che adeguatamente Petit Boqueria. Il cameriere che ci serve è italiano (di Modena, comprensibilmente turbato per il sisma che sta tormentando l'Emilia), il cibo è spagnolo e gradevole: le immancabili patatas bravas, ancora pan tomate (forse il migliore della nostra breve esperienza), un generosa fetta di tortilla e del baccalà fritto, il tutto per poco più di 30 euro, birra ed acqua incluse.



La sera a cena si corre la tappa conclusiva di questa esperienza gastronomica catalana. Stavolta però niente specialità spagnole, ma una trovata che, come quella de La Paradeta, potrebbe essere replicata con successo anche dalle nostre parti, se adeguatamente riveduta e corretta: si tratta dell'hamburguesería Kiosko. La formula è la seguente: mentre si fa la fila per arrivare alla cassa, si compila un modulo prestampato per l'ordinazione, scegliendo tra i vari tipi di hamburger disponibili e le possibili varianti (con o senza pane, con l'aggiunta di ingredienti extra). Il concetto in se è piuttosto interessante, se non fosse che il posto è così piccolo che, anche una volta giunto il proprio turno, si rischia di rimanere in piedi proprio mentre il tuo piatto sta arrivando. Per evitare che questo accada, ci sediamo sugli sgabelli dei banconi sistemati proprio dove gli avventori sono in coda per presentare il modulo, una sistemazione tutt'altro che comoda. E non è finita più: quando finalmente sulla ruota di Barcellona esce il nostro numero (il 7, per la cronaca, ndr), una delle ordinazioni è sbagliata, ed a causa di una certa arroganza del personale, ci vogliono molto tempo e tanta pazienza perchè a Tyler portino finalmente il suo hamburger classico con pane integrale, tanto che il mio asturiano, che pure è piuttosto gustoso, è ormai freddo quando possiamo cominciare a mangiare. Un vero peccato, perchè se perchè la qualità degli ingredienti e l'idea di base sono decisamente interessanti, ed i prezzi onesti (si mangia con 10 euro a testa), la struttura del locale ed il servizio non sono assolutamente all'altezza.

Nonostante il finale un po' movimentato, questi giorni passati a Barcellona hanno confermato quanto di buono avevamo provato a Bilbao e San Sebastiàn, rafforzando la convinzione che la cucina spagnola meriti davvero grande considerazione.
Ah, nel frattempo la gelateria Gocce di Latte ha aperto i battenti, e sta andando alla grande!




Gocce di Latte (Pla del Palau, 4 - Barcellona, Spagna)
Lonja de Tapas (Pla del Palau, 7 - Barcellona, Spagna)
• Sol Soler (Plaza del Sol, 21 - Barcellona, Spagna)
Wok Arc de Triomf (Passeig de Lluis Companys, 19 - Barcellona, Spagna)
La Paradeta (Carrer Comercial, 7 - Barcellona, Spagna)
Petit Boqueria (Carrer de la Petxina, 5/7 - Barcellona, Spagna)
Kiosko Burger (Marquès de l'Argentera, 1 Bis - Barcellona, Spagna)

domenica 6 novembre 2011

Assaggi: Bir&Fud




Apparentemente, il Bir&Fud può sembrare una semplice birreria, per quanto attenta alla qualità delle birre artigianali. In realtà, dietro a questa sigla c'è tutta la passione di Glass Hostaria e di Gabriele Bonci. E scusate se è poco. Quando il locale muoveva i primi passi, nel 2007, spesso ci si andava per pranzo, e dopo una lunga assenza, finalmente ci torniamo per cena. La sala interna è affollata e chiassosa, ma previa prenotazione ci accomodiamo ad un tavolo molto ampio, dove si sta fin troppo larghi. Un cameriere dall'evidente accento straniero, solerte e gentile, ci illustra i piatti del giorno: alla fine delle contrattazioni la nostra tavolata si divide a metà, con una parte legata alla tradizione (bruschetta al pomodoro, pizza margherita), ed un'altra invece incline alla sperimentazione dei fuori menù (rivisitazione di fish & chips, calzone Porco Pistacchio). Manco a dirlo, Tyler ed io siamo equamente divisi nei due schieramenti. Da bere, dietro suggerimento del sudetto cameriere, un'ottima birra weiss scura, la Voodoo (ma peccato che non sia disponibile una carta dettagliata delle birre artigianali, in modo da poter curiosare e scegliere con calma).


Nonostante il ristorante sia pieno, gli antipasti arrivano subito, ed il mio fish & chips, presentato nel cartoccio come quello tradizionale ed arricchito con una salsa ai cetrioli servita a parte, è davvero sfizioso. Buona e ricca anche la bruschetta. Il servizio si conferma molto veloce ed anche pizze e calzoni non ci mettono molto a giungere in tavola: l'impasto delle pizze è eccezionale (c'è la mano di Bonci e si vede), mentre il calzone, ricco ed abbondante di mortadella, bufala e pomodori secchi, e guarnito con pesto di pistacchio e riduzione di balsamico, è originale e molto equlibrato nel gusto. Peccato solo che mi sia stato servito tiepido e non caldo, ma ogni singolo ingrediente rivela la grande cura nella scelta delle materie prime. Particolarmente satollo di cotanto calzone, mi vedo costretto a rinunciare al dessert, nonchè al caffè, dato che per scelta non viene servito (e qui evidentemente c'è lo zampino del Glass), e così giungiamo direttamente al conto, che si dimostra assolutamente onesto, poco più di 20 euro a testa.

Bir&Fud (Via Benedetta, 23 - Roma)

domenica 5 giugno 2011

Assaggi: La Gatta Mangiona




Personalmente, considero la Gatta Mangiona quantomeno una delle migliori pizzerie di Roma. Di solito, senza prenotare, non c'è verso di trovar posto, ma ieri sera, passando da quelle parti, decidiamo di fare comunque un tentativo, e la fortuna vuole che qualcuno abbia disdetto (peggio per lui) e che ci sia un tavolo libero all'esterno del locale. Il menù alla carta è molto ricco, ed ora presenta anche delle interessanti proposte di abbinamento pizza-vino (uno dei proprietari della Gatta è un sommelier). Al termine dell'intrigante consultazione, scelgo il supplì con foie gras, scampi e fragole dalla lavagna dei piatti del giorno (delizioso, delicato e molto particolare), un calzoncello con peperoni, caciocavallo e capperi, ed una pizza Ibiza (bianca con mozzarella di bufala, pomodorini, zucchine e filetti di acciughe). Tyler, invece, come d'abitudine, va sul classico e prende un supplì tradizionale ed una margherita. Da bere, birra scura bavarese. L'impasto della pizza, se possibile, è ancora migliore di quanto ricordassi: fragrante, croccante sui bordi ed al contempo molto leggero. Gli ingredienti, poi, sempre di altissima qualità. Il conto, alla fine, più che onesto, rafforza la convinzione che la Gatta Mangiona sia la migliore pizzeria della città.

La Gatta Mangiona (Via F. Ozanam, 30-32 - Roma)


mercoledì 25 maggio 2011

Assaggi: Beere Mangiare & Co.




Lo scorso weekend ho acquistato tramite il sito di deal Groupon un coupon per una cena per 2 persone al Beere Mangiare & Co. a 34 Euro invece di 80, composta da antipasto, primo, secondo e caffè. Prenotato un tavolo per le 20:30, Tyler ed io arriviamo puntualissimi, e troviamo parcheggio proprio di fronte al ristorante, situato tra Prati e Balduina. All'interno del locale, spiccano gli scaffali dove sono esposti i prodotti artigianali (birre, salse, pane carasau) disponibili anche per la vendita. Ci accomodiamo al piano superiore, dove una finestra rivela parzialmente la cucina. Per cominciare ci avventiamo su di una ciotola con del pane carasau, proprio quello dei fratelli Mannu in vendita al piano di sotto, subdolamente intinto in una deliziosa salsa di peperoni leggermente piccante. La prima tappa del menù del coupon sono gli antipasti: caprese di pollo croccante con pesto al basilico, sulla quale si orienta Tyler, e tartare di manzo su insalatina dell'orto con parmigiano croccante, che prendo io: 1 - 0 per me, al primo turno, perchè se la caprese è semplice ed originale, la tartare è davvero ottima. Per primo invece, io scelgo i tonnarelli cacio e pepe con asparagi, molto delicati, mentre Tyler va diritto sui ravioli verdi di ricotta e robiola con riduzione di pomodori pachino: 1 - 1, i ravioli sono favolosi. Il tutto (antipasti e primo), accompagnato da una birra artigianale canapa bionda Agribeer di Sauris. E fin qui tutto bene: piatti di buon livello, bella presentazione, porzioni generose, servizio informale ed appassionato, anche se leggermente sfalzato nel servire le portate. Ma è nell'attesa dei secondi, tagliata di manzo con patate e verdure bio e galletto alla piastra su cicoria all'olio piccante, che lo staff di Beere va in tilt, tanto che prima di vedere un piatto sul nostro tavolo passa più di un'ora, mentre l'altro arriva staccato di un quarto d'ora, e per quanto buoni, rimane difficile goderseli appieno. E la birra artigianale ultrasonica ambrata Turan di Montefiascone, che doveva accompaganre la carne, è già finita prim'ancora di addentare un boccone. Probabilmente non si aspettavano tanti commensali, la maggior parte dei quali con coupon alla mano, ed infatti un ragazzo del personale si scusa, assicurandoci che di norma la situazione è diversa. Ed in fondo, visto le buone premesse e la qualità della cucina, c'è da crederci, e perchè no, concedere una seconda chance. Chiudiamo con un caffè, ed al momento del conto, consegnato il nostro foglietto stampato dal computer, riceviamo una ricevuta da 80 euro senza aggiungere un soldo, come promesso.

Beere Mangiare & Co. (Via Carlo Passaglia, 1, angolo Largo G. di Montezemolo - Roma)

martedì 17 maggio 2011

Percorsi: Berlino





Breve ma intenso viaggio di primavera, destinazione Berlino. La sistemazione, un piccolo appartamento nel quartiere di Prezlauer Berg, nella parte est della città, ci consente di preparare un piatto di pasta in casa (grazie agli ingredienti reperiti nel supermercato biologico dietro l'angolo), evitando così di dover necessariamente cenare fuori ogni sera, e contenere i costi. Tuttavia, non vogliamo rinunciare assolutamente a qualche sortita di carattere gastronomico.
La prima serata, in giro dalle parti di Alexander Platz, Tyler ed io ci accontentiamo di un piccolo locale chiamato Marktschenke, poco più di un chiosco, che promette (e mantiene) ottimi ed abbondanti currywurst con patate, accompagnati da un'ottima birra scura (Köstricker Schwarzbier), il tutto per meno di 10 euro a testa.
La giornata successivo, invece, visto che fa caldo e c'è tanto da camminare, optiamo per qualcosa di fresco e leggero: una caprese da Vapiano, catena di ristoranti che serve cibo italiano di buona qualità a prezzi poco superiori a quelli di un fast-food.



Dalle parti di Hackescher Markt, al Mitte, una delle zone più interessanti della capitale tedesca, il terzo giorno ci lasciamo attrarre dal simpatico Dada Falafel. È l'ora di pranzo, e davanti alla piccola, pulita ed organizzatissima cucina a vista c'è la fila (composta da berlinesi in pausa dal lavoro, si direbbe, piuttosto che da turisti, buon segno). Sulla scia dei clienti precedenti, ordiniamo due piatti di falafel, la specialità della casa: sfiziosi, saporiti, ed arricchiti da una gran varietà di salse, niente male davvero.
Per cena, invece, decidiamo di fidarci della guida, ed andiamo nel ristorante che, tra quelli segnalati nella zona del nostro appartamento, sembra avere le credenziali migliori, il Fellas. Visto da fuori appare un po' anonimo, ma una volta all'interno l'atmosfera calda e le luci soffuse conquistano immediatamente. Ci accomodiamo ad un tavolo non distante dal bancone del bar (un elemento tipico dei locali berlinesi), e grazie alla pazienza ed alla simpatia di un ragazzo (presumibilmente uno dei proprietari), che ci traduce tutto il menù in inglese, riusciamo ad ordinare tra qualche risata e senza troppe difficoltà. Da bere birra scura locale, mentre l'antipasto è un piatto di asparagi bianchi (una delle materie prime del territorio) conditi da una salsa a dir poco deliziosa, accompagnato da patate e da crostini con burro al salmone. Sono così incuriosito dal condimento che decido di intavolare un'altra conversazione in anglo-italo-tedesco per farmene spiegare la preparazione (sembra si tratti, per grandi linee, dell'acqua di cottura degli asparagi mescolata con delle mollica di pane tostata). Nel frattempo, il cielo sopra Berlino si è fatto cupo e piovoso, niente di meglio quindi di due belle zuppe, come portate principali: Tyler sceglie quella di pollo e verdure, ed io quella di carciofi con tartufo. E se la prima è buona, la seconda è letteralmente squisita, tanto che Tyler fa di tutto per convincermi a fare cambio, riuscendoci. Non ci rimane che provare un dessert: quello del giorno, evidente omaggio all'Italia, è una crêpe al gelato di vaniglia con fragole ed aceto balsamico, semplice ma riuscita. Il prezzo del conto è medio-alto, ma data la qualità della cucina, tutto sommato adeguato.





Il giorno seguente, a metà mattinata, ho voglia di una colazione sostanziosa, e così convinco Tyler ad andare al rinomato cafè Anna Blume, che secondo la guida prepara alcuni tra i dolci migliori di Berlino, oltre a vendere fiori nel negozio accanto. L'arredamento in stile liberty porta la mente ai tempi andati, quando ancora qui era Berlino est, ed al centro del locale, fa sfoggio di se una grande vetrina con una varietà incredibile (ed inceredibilmente bella) di torte. Purtroppo c'è molta gente e per di più la nostra cameriera è gentile, si, ma stralunata e distratta. Riusciamo lo stesso ad ordinare caffè e cappuccino con una fetta di cheesecake al limone ed un croissant al burro servito in un ricco piatto di frutta.

Per fermare lo stomaco durante le passeggiate in centro, invece, ci si può servire presso uno dei tanti Grillwalker che animano le strade: solo 1,20 Euro per un panino con wurstel caldo.



L'ultimo giorno utile, prima del ritorno, in giro per il vivace quartiere di Kreuzberg, ci fermiamo a pranzo al mercato di Marheineke Platz: in questa sorta di compendio gastronomico mondiale si può assaggiare di tutto, dalla cucina greca al caffè italiano. Per la verità avrei voglia di un kebab, visto che nella zona circostante la comunità turca è la più numerosa, ma forse proprio per questo all'interno dello spazio coperto una delle pochissime alternative mancanti è quella ottomana. Allora decido di visitare il bancone delle specilalità berlinesi, e ne esco con l'ennesimo wurstel con patate e birra berlinese, per poco più di 4 euro: meglio così, in fondo, domani mattina, si torna a casa.





Marktschenke (Karl Liebknechtstraße, 11 - Berlino, Germania)
Dada Falafel (Linienstraße, 132 - Berlino, Germania)
Fellas Restaurant Bar (Stargarderstraße, 132 - Berlino, Germania)
Anna Blume (Kollwitzstraße, 132 - Berlino, Germania)

lunedì 27 settembre 2010

I numeri della pizza: 20 ore di lievitazione e 4 gusti (patate, margherita, prosciutto e mozzarella e fiori di zucca ed alici)




Ingredienti (per 2 placche da forno)

Per l’impasto:

• 1 kg. di farina 0
• 600 g. di acqua tiepida
• 25 g. di lievito fresco
• 2 cucchiai di olio evo
• un cucchiaino da caffè di zucchero
• 30 g. di sale
• farina per impastare q.b.


Per le farciture:

• un paio di patate
• 200 g. di passata di pomodoro
• 300 g. di mozzarella
• 100 g. di prosciutto cotto
• 8/10 fiori di zucchina
• 6/8 alici
• sale
• pepe
• olio evo


Musica: Out of Time – R.E.M. (1991)
Birre: Inveralmond Lia Fail (Scozia),
Augustiner Bräu Oktoberfest Bier (Germania)
Weihenstephan Vitus, Weissbier (Germania)


Preparazione dell’impasto:

Per prima cosa, fai sciogliere il lievito nell’acqua tiepida. Metti la farina, l’olio e lo zucchero in una ciotola, unisci l’acqua col lievito, ed inizia ad impastare. Solo ora puoi aggiungere il sale. Una volta amalgamato il tutto, lascia riposare per una decina di minuti, quindi lavora nuovamente il composto: qualora risulti particolarmente colloso, aiutati cospargendoti le mani con della farina. Adesso, la pasta per la pizza è pronta per la lievitazione: riponila in frigo, nel ripiano più basso, per 24 ore (ma ne possono bastare anche 18-20).
Il giorno dopo, quando l’impasto sarà lievitato, lavoralo nuovamente per qualche minuto, quindi dividilo in tante parti quante sono le placche da forno o le teglie che dovrai riempire, e stendilo con un mattarello, aiutandoti sempre con della farina per evitare che si appiccichi.


Preparazione delle pizze farcite:

Una volta steso l’impasto sulle placche rivestite di carta da forno, spennellalo con dell’olio extra-vergine d’oliva, pratica dei fori con una forchetta per evitare che gonfi troppo, e comincia a farcire le pizze con i vari ingredienti.
Sbuccia le patate, tagliale a fette piuttosto sottili, e passale in forno a 180° per 10/15 minuti, quindi disponile uniformemente sull’impasto per la pizza, e condisci con olio, sale e pepe; per la margherita, mescola la passata di pomodoro con un filo d’olio ed un pizzico di sale, quindi cospargi la pizza con il sugo ottenuto, e ricopri con della mozzarella tagliata a pezzetti; ora taglia la restante mozzarella a fette sottili, adagiala sulla pasta, e mettici sopra il prosciutto cotto; stesso procedimento anche per la pizza coi fiori di zucca e le alici.
A questo punto inforna le teglie nel forno già caldo a 250° per 20 minuti (nel tradizionale forno elettrico di casa, meglio cuocerne una per volta), e la pizza è pronta.

giovedì 5 agosto 2010

Assaggi: Il Secchio e l'Olivaro




Un compleanno da festeggiare è l'occasione per andare in questa pizzeria di cui si parla molto, Il Secchio e l'Olivaro. Il locale si trova un po' fuori mano, sulla Portuense vicino al GRA, è facilmente raggiungibile ma si fatica a trovare un parcheggio libero. Quando arriviamo siamo in leggero anticipo, e ci tocca il compito di cercare un tavolo, perchè qui non si accettano prenotazioni. All'aperto non c'è posto, ma piuttosto rapidamente veniamo sistemati all'interno di un gazebo caratterizzato da lampade da parete dal gusto quantomeno discutibile. Poco male: anche se le panche sulle quali ci sediamo (prive di schienale) non sono certo comodissime, si sta freschi lo stesso, ma non posso fare a meno di chiedermi quanto tempo avremmo dovuto aspettare se, invece di un giorno infrasettimanale in agosto, fossimo venuti, che sò, un sabato sera a maggio. La caratteristica principale del luogo è che qui si mangia senza posate: nel menù ci sono esclusivamente bruschette e pizze giganti (una volta le chiamavano sociali), disponibili in cinque gusti, che arrivano in tavola già tagliate e pronte da spartire tra i commensali. Alla fine Tyler ed io prendiamo rispettivamente una bruschette classica al pomodoro ed una con ciauscolo e stracchino, mentre per quanto riguarda le pizze, dividiamo col resto della tavolata una margherita ed una marinara: l'impasto, più che la pizza alta napoletana, ricorda quella genovese tanto è morbido, pur lasciando in bocca una gradevole sensazione di compattezza, e la salsa di pomodoro del condimento, poi, è davvero freschissima. Da bere, scegliamo una Grimbergen scura dall'ottima lista di birre in bottiglia. La nota dolente arriva al momento del dolce, quando il solerte cameriere ci intima di scegliere al più presto tra quel che è rimasto, ma nonostante l'avvertimento, di tutto ciò che avevamo ordinato, alla fine al nostro tavolo arrivano solo un paio di panne cotte. Meno male che almeno il conto è tutt'altro che salato: siamo ospiti, ma riesco a sapere che la spesa è inferiore ai 15 Euro a persona, anche se bisogna tener conto che se tutti avessimo avuto la possibilità di gustare un dessert, l'esborso sarebbe stato lievemente più alto. Una buona pizza in compagnia tra luci ed ombre, insomma.

Il Secchio e l'Olivaro (Via Portuense, 962 - Roma)

mercoledì 26 maggio 2010

Brizzi Burger® (Panino con hamburger e chips di patate al forno)




Tutto è cominciato con un hamburger...

Ingredienti, per un panino:

• un hamburger di carne di manzo da 100 g. circa
• un panino ai semi di sesamo
• una fetta di formaggio Gouda
• un paio di fette di pancetta
• un pomodoro
• un cetriolino
• cipolla grigliata Rostad Lök di Ikea Food
• salsa barbecue
• sale

Musica: New Adventures In Hi-Fi – R.E.M. (1996)
Birra: Grinbergen Tripel (Belgio)


Preparazione:

Dividi a metà a metà il pane al sesamo, e lascialo tostare in forno a bassa temperatura per un paio di minuti. Taglia il pomodoro a fette piuttosto sottili, ed il cetriolino a rondelle. Cuoci l’hamburger di manzo sulla griglia all’incirca per 8 minuti, rivoltandolo a metà cottura, e nel frattempo fai arrostire la pancetta nel forno già caldo a 180° gradi per 5 minuti, fin quando non sarà diventata croccante. A questo punto, passa all’assemblaggio del panino: versa della salsa barbecue su entrambe le fette di pane, quindi adagia l’hamburger (condito con un pizzico di sale) su quella inferiore, ricoprilo con il formaggio, poi aggiungi la pancetta croccante, il pomodoro, le rondelle di cetriolini, spolvera con una manciata di cipolla grigliata, e ricopri con la parte superiore del pane. Servi accompagnando con delle chips di patate al forno.

venerdì 6 novembre 2009

Assaggi: Cantina Tirolese




C'è un posto dove mi piace andare quando fuori piove e fa freddo, perchè l'atmosfera che si respira è calda ed accogliente, e la cucina ricca e sostanziosa, un vero e proprio rifugio: la Cantina Tirolese in Via Vitelleschi, vicino a San Pietro, storico ristorante austriaco gestito dalla famiglia Macher sin dal 1971. Anche se si tratta di un giorno feriale, ed il tempo è decisamente avverso, il locale è pieno, ma per fortuna al piano inferiore, il più caratteristico (deliziosi i tipici calendari tirolesi appesi alle pareti), troviamo posto. Ci accomodiamo ad un piccolo tavolo angolare, e per cominciare ordiniamo l'antipasto, dell'ottimo patè di fegato d'oca accompagnato da burro alle erbe, crostini di pane e gli immancabili cetrioli. Beviamo birra Spaten chiara. Per primo, Tyler sceglie i rigatoni con lo speck, ottimi pur se piuttosto piccanti, mentre io vado sul classico con un bel piatto di spatzle, i tipici gnocchetti agli spinaci, conditi con abbondante formaggio, davvero squisiti. Non paghi, ci lasciamo tentare dall'idea di riscaldarci ulteriormente con una fonduta di emmenthal alla svizzera, abbinata ad un'eccellente birra scura. Fedele seguace della teoria che una buona cena debba terminare con un dessert, non rinuncio al dolce, e prendo un tortino di pere e nocciole servito con zabaione e panna montata. Finalmente appagato, chiedo il conto: 74 euro, neanche troppo elevato, in fondo, se si considera che la sola fonduta, per 2 persone, costa 26 euro. Non c'è che dire, magari anche solo una volta all'anno, una visita alla Cantina Tirolese è sempre in grado di regalare sapori intensi e grande calore.

Cantina Tirolese (Via G. Vitelleschi, 23 - Roma)

venerdì 28 novembre 2008

Percorsi: Copenaghen




C'è la neve a Copenaghen quando Tyler ed io arriviamo. La prima della stagione, ci dicono. E se la temperatura è decisamente scandinava, l’aspetto della città resta sospeso tra il nord ed il resto dell’Europa, tanto che spesso sembra di essere in Olanda, ad esempio, più che in Danimarca. Fa freddo, dicevamo, ed ogni tanto si sente il bisogno di fermarsi un istante e riscaldare le mani, la bocca ed il cuore, con un pasto caldo ed una birra…
È il primo giorno, e Tyler ed io siamo a passeggio sull’isola di Christianshavn. Poco oltre Christiania, la zona franca simbolo dal 1971 della lotta della comunità hippie, si trova il Lille Mølle, un mulino a vento del 1783, di fianco al quale, in quelli che una volta erano gli alloggi del custode, si trova il ristorante Bastionen og Løven. Siamo infreddoliti ed affamati, e ci lasciamo tentare. Veniamo accolti da un signore molto gentile che ci spiega che per pochi minuti abbiamo mancato il brunch domenicale, ma possiamo sederci ad un tavolo ed ordinare à la carte. Ci riteniamo fortunati. Il locale è intimo e grazioso, con un grande bancone centrale attorno al quale sono disposti i tavoli, rischiarati da eleganti, lunghe candele bianche. Dopo aver parlottato con la cameriera, optiamo per un menù degustazione di tre portate, accompagnato da un’eccellente birra scura, la B&B White Christmas, che da queste parti producono espressamente per il periodo delle feste. Il primo piatto consiste in un assaggio di salmone ed aringa del Baltico affumicati e marinati, serviti con del burro all’aglio. Di seguito sulla nostra tavola arriva un piatto composto da un’insalata di pollo, del patè di fegato d’oca con funghi, ed un ottimo trancio di merluzzo impanato guarnito con della senape. Infine, e solo dopo una lunga attesa, ci viene servita la terza parte del menù, una selezione di formaggi danesi (brie e blue cheese) accompagnati da noci e nocciole marinate e gallette ai semi di finocchio. Tutto molto gustoso. E nonostante la guida definisca questo poco come “costoso”, il conto è tutto sommato onesto. Buona la prima.



Il giorno successivo, ammettiamolo, Tyler ed io siamo diretti alla volta della Sirenetta, la scultura simbolo di Copenaghen. Per arrivarci attraversiamo il quartiere di Frederikstad proprio mentre comincia a nevicare. È ora di pranzo, e ci fermiamo per uno spuntino presso il Cafè Petersborg, che deve il suo nome al fatto che, nello stesso palazzetto d’epoca, fosse una volta ospitato il consolato russo. Per entrare scendiamo dei gradini che ci fanno immergere in una realtà tutta sui toni del rosso. L’atmosfera, e per fortuna anche il clima, sono decisamente caldi. Tyler, provato dalla tempesta di neve, sceglie la zuppa del giorno, un’eccellente vellutata di asparagi. Invece io, inguaribile curioso, decido di sperimentare uno smørrebrød, il tipico sandwich “aperto” danese, scegliendo dalla lunga lista presente sul menù quello farcito con carne di maiale, funghi e uova. Beviamo ancora birra di Natale, stavolta Tuborg. Spendiamo davvero poco, e ci sentiamo di nuovo pronti a sfidare le intemperie, almeno per il momento: più tardi, infatti, facciamo una breve sosta al Kafferiet, piccola caffetteria dal sapore kitsch, dove gustiamo una strepitosa torta di carote insieme ad un caffé caldo, proprio quello che ci voleva.




Il giorno seguente, dopo un giro sul traghetto per ammirare la città dal punto di vista del mare, sentiamo di nuovo il bisogno di scaldarci, e finiamo al Den Grønne Kælder, un delizioso bistrot vicino allo Strøget, la lunga via pedonale al centro di Copenaghen. Qui gustiamo una zuppa di pomodoro e carne in stile chili, speziata con dello zenzero, ed una sorta di rösti di riso e verdure. In questo posto servono solo birre biologiche: scegliamo una Økologisk Thisted Bryghus Classic buona e leggera. E spendiamo giusto poche Corone.



Infine, l’ultima serata, prima di ripartire, Tyler ed io ci concediamo il lusso di una cena in uno dei ristoranti del Tivoli (il fantastico parco dei divertimenti al centro della città) il Færgekroen Bryghus. Il locale si affaccia sul laghetto artificiale del parco, che di notte è illuminato da migliaia di luci colorate, ed è a dir poco suggestivo, seppure un po’ turistico. Il servizio è attento ed informale, mentre il menù offre quasi esclusivamente specialità di carne. Per cominciare ordino del prosciutto locale, servito con una salsa di funghi e crostini di pane tostato, mentre Tyler sceglie una delle poche proposte di pesce (del salmone affumicato). Come portata principale, invece, prendiamo delle tipiche polpette di carne danese servite con patate fritte, ed un ricco piatto con carne d’anatra e di maiale accompagnate da patate caramellate e funghi. Naturalmente brindiamo con la birra natalizia. Tutto perfetto, anche se forse le 800 Corone che spendiamo sono troppe anche per una scenografia come questa…



Bastionen og Løven (Christianshavns Voldgade, 50 – Copenaghen, Danimarca)
Cafè Petersborg (Bredgade, 76 – Copenaghen, Danimarca)
• Kafferiet (Esplanaden, 44 – Copenaghen, Danimarca)
• Den Grønne Kælder (Pilestræde, 48 – Copenaghen, Danimarca)
Færgekroen Bryghus - Tivoli (Vesterbrogade, 3 – Copenaghen, Danimarca)